La vendemmia 2002, non solo in Piemonte, sarà ricordata sia perché ha interrotto un ciclo di annate eccezionali, sia perché le condizioni meteorologiche sono state anomale, causando non pochi problemi all’intera Italia vitivinicola.
“Dalle piogge primaverili e agostane alle basse temperature, per finire alla grandine caduta nel mese di settembre – commenta Giovanni Minetti, presidente del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe Roero -, il mondo dei produttori è stato in apprensione fino alla fine ma, come ben si sa, nulla è scontato fino a quando la vendemmia non è terminata. Così, chi da luglio continuava a sminuire la produzione del 2002, soprattutto quella del nebbiolo, dovrà rivedere le sue opinioni.
Sicuramente, dopo un susseguirsi di annate particolarmente favorevoli, tutti ci eravamo disabituati alla pioggia e agli attacchi di “muffa grigia”, ma facendo un passo indietro negli anni, ci si accorge che le Langhe e il Roero sono sempre state interessate da andamenti climatici differenti, con il susseguirsi di annate ogni volta di livello qualitativo diverso. Quest’anno, di fronte a condizioni climatiche difficili, da parte di molti si è andati alla ricerca del “sensazionalismo”, della notizia eclatante relativa ad un’annata – finalmente – grama.
Invece, più semplicemente, dopo 6 vendemmie caratterizzate da un clima asciutto e caldo, il 2002 ci ha regalato una vendemmia diversa: ci ha costretto a lavorare di più, ha costretto i viticoltori a fare delle cernite, a scartare i grappoli attaccati dalle muffe, a vendemmiare magari – per eccesso – anche le uve un po’ umide di rugiada: a fare, cioè, quello che si è sempre fatto in passato, cioè ad essere severi in vigna prima e in cantina poi.
Certamente è stata una vendemmia più “cara” di quelle recenti, più costosa perché ha richiesto e richiederà più tempo e più attenzione in tutte le fasi di lavorazione e di affinamento dei vini, ma soprattutto è stata una vendemmia tardiva rispetto al recente passato. Per questo agli inizi di settembre non era soltanto presto per esprimere giudizi e valutazioni, ma anche inopportuno, demotivante per il vignaiolo e dannoso per il mercato. Di certo un po’ di prudenza in più non avrebbe guastato. Anche perché eravamo convinti che quindici-venti giorni di bel tempo (il 1995 insegnava) avrebbero consentito di invertire tutte le previsioni. E così è stato.
Purtroppo – prosegue Minetti – spiace dover ribadire l’invito agli operatori a risalire alle fonti piuttosto che accontentarsi di riprendere pettegolezzi, disinformati e superficiali: il lavoro di campionamento prima dei grappoli nei vigneti-test per la determinazione delle curve di maturazione delle singole varietà poi direttamente in vasca (che ha visto impegnato il Consorzio di Tutela accanto ai tecnici della Vignaioli Piemontesi e delle Organizzazioni Professionali agricole e della SAGEA) evidenziano risultati non solo confortanti, ma in molti casi anche sorprendenti. Certamente non c’erano quest’anno i presupposti per una grande annata, bensì per un’annata normale per tutti i vitigni: a conti fatti, per i vitigni a maturazione tardiva come il Nebbiolo possiamo oggi parlare, nella media, di una annata addirittura buona, con punte di ottimo.
Dal punto di vista delle quantità è ovvio che la grandine e le altre avversità climatiche e parassitarie hanno inciso pesantemente sulla produzione, andando via via a ridurre le stime per quella che all’inizio di luglio sembrava ancora essere un’annata abbondante: sulla base delle prime stime post-vendemmiali possiamo oggi dire che il Barolo 2002 subirà una diminuzione di circa il 40-45% della produzione media normale, e il Barbaresco 2002 del 25-30%.
I produttori – conclude il Presidente del Consorzio – sanno bene però che anche le annate normali presentano alcuni aspetti positivi, prima valorizzando ulteriormente le vendemmie ottime od eccezionali – precedenti o successive – poi consentendo di offrire al consumatore vini ad un prezzo più contenuto e più “facili” da bere e da abbinare.
Crediamo che soprattutto in queste annate gli operatori della stampa specializzata e dell’informazione in genere come quelli del commercio debbano porsi in sintonia con il mondo della produzione: il rischio purtroppo è che – abituati come siamo al “virtuale” – la vera realtà dei fatti ormai non interessi più”. Così, chi ha già celebrato il funerale dei vini della vendemmia 2002 (del Barolo e del Barbaresco in particolar modo) potrebbe ora essere in difficoltà ad annunciare che il paziente in realtà era sulla via della guarigione… e poi, si sa, ai miracoli – soprattutto a quelli che accadono in cantina – non crede più nessuno…